Il problema strategico dei cambiamenti climatici che sta diventando
irreversibile è causato da un modello antropocentrico che ha guidato scelte economiche
miopi senza curarsi delle catastrofi da queste prodotte
In Italia ogni anno le morti causate dall’inquinamento atmosferico
sono 91mila, più che in ogni altro paese d’Europa.
Basta qualche domenica senza macchine? Oppure occorrono interventi
strutturali che attraverso la revisione degli strumenti urbanistici propongano una
nuova visione di città, che respinga la mercificazione del Bene Suolo e della sua
impermeabilizzazione, che danneggia la salute, favorisce le mutazioni climatiche
e le isole di calore e crea una città asocializzata.
L’urbanistica è una disciplina che deve diventare di utilità
sociale. Ora non lo è. E’ ancora come sempre al servizio della rendita urbana che
guida i processi di trasformazione e le scelte di pianificazione usando lo scudo
di termini devianti come i “diritti edificatori” e limiti (infondati) alla possibilità
di ridurre l’edificabilità dei suoli.
Negli strumenti urbanistici le capacità edificatorie sono spesso
sovradimensionate rispetto alla crescita (o meglio decrescita) della popolazione,
Pertanto solo attraverso varianti urbanistiche che riducano le capacità edificatorie
dei Piani, è possibile limitare il Consumo di suolo che i PRG in vigore legittimamente
consentono; così da assicurare la permeabilità dei terreni e l’incremento delle
aree verdi boscate che riducono l’inquinamento atmosferico e aumentano la resilienza.
Le nuove disposizioni normative dovranno dirlo a chiare lettere
per sciogliere comodi equivoci.
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