Il ricatto della precarietà ha minato dalle fondamenta
un’idea di società in cui ciascun individuo possa sentirsi realizzato,
esponendo i lavoratori a un mercato sempre più feroce e portando i salari a
livelli tanto bassi da essere nocivi per la stessa crescita dell’economia.
Dobbiamo cancellare il Jobs Act e la giungla di forme contrattuali precarie che
alimentano il peggiore sfruttamento, introducendo come forma prevalente il
contratto a tempo indeterminato, che preveda tutele crescenti articolate in tre
diverse fasi del percorso di formazione e stabilizzazione del lavoratore. Un
periodo di prova, della durata massima 8 di tre mesi, un periodo di allineamento
professionale e infine, entro tre anni dall'attivazione, la fase di
stabilizzazione a seguito della quale il recesso potrà avvenire solo in caso di
giusta causa e giustificato motivo, con l’applicazione delle tutele piene in
caso di licenziamento illegittimo. Ogni forma contrattuale precaria residuale
deve essere più costosa per l’impresa rispetto al lavoro stabile. Tutto ciò
consente anche la reintroduzione delle tutele eliminate dal Jobs Act. Tutto
questo, però, non fermerà la quarta rivoluzione industriale dove le
intelligenze artificiali spazzeranno via interi settori professionali.
Conoscere e capire le nuove frontiere e le potenzialità dell’information
technology servirà a gestire questo passaggio epocale e trasformare molte delle
minacce in nuove opportunità. Ma soprattutto vogliamo creare nuovo lavoro,
impegnandoci a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese
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