In Italia quasi il 70% degli spostamenti utilizzano
l’automobile a fronte del 60% della media europea. Gli investimenti pubblici nel settore trasportistico devono
essere indirizzati a finanziare prioritariamente la manutenzione della rete
ferroviaria esistente e ad incrementare il trasporto pubblico, per rendere ogni
luogo più accessibile a tutti. Perché l’accessibilità alla città riduce le
diseguaglianze che colpiscono particolarmente coloro che si trovano in
condizioni di disabilità, non solo motoria. Quindi una città costruita per
tutti i tipi di utenti, compresi gli anziani che non guidano più la macchina e
le donne, che con carrozzine e borse della spesa non possono facilmente
accedere al mezzo di trasporto pubblico, rivoluziona il modello della città
contemporanea. Dobbiamo costruire una nuova cultura urbana che produca un
modello alternativo di città: democratica e antagonista nella forma e nella
fruizione dei suoi spazi, che sostituisca i parametri stereometrici con nuovi
indicatori ecologici e sociali, dove le funzioni primarie dell’abitare si
trovino in un contesto di prossimità, che riduca le barriere, costruisca
percorsi pedonali e ciclabili “dando a ciascuno il suo passo”.
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