In Italia l’università è sempre più riservata ai ceti
benestanti.
Solo il 22 % dei giovani che la frequentano, secondo il
Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, ha un'origine sociale meno favorita.
Tuttavia il nostro paese non si impegna a rimuovere le barriere economiche
all’accesso all’istruzione terziaria. La crisi, l’aumento delle tasse –
aumentate in media del 50% e tra le più alte dell’Europa continentale – e il
numero chiuso hanno vanificato l’accesso di massa all’istruzione universitaria.
La combinazione di alte tasse universitarie – pagate da una quota largamente
maggioritaria della popolazione studentesca – e un esiguo numero di percettori
di borse di studio, rende quello italiano uno dei sistemi più iniqui presenti
nel panorama europeo. L’Italia risulta infatti uno dei paesi col più basso
rapporto tra idonei alla borsa di studio e iscritti all’università. Nel nostro
paese il diritto allo studio interessa meno del 10% della popolazione
universitaria a fronte del 36% della Francia, del 25% della Germania ecc, come
testimoniano i dati Eurydice, paese, quest’ultimo, in cui gli studenti inoltre
non pagano le tasse universitarie. Per ribaltare la tendenza degli ultimi anni
occorre affermare la prospettiva di un ampliamento della gratuità
dell’istruzione universitaria. L’innalzamento dei livelli di istruzione
attraverso la generalizzazione dell’accesso all’università rappresenta, infatti,
un obiettivo strategico per tutto il paese. L’obiettivo della gratuità va
affermato prevalentemente attraverso due leve: l’abolizione della contribuzione
studentesca; un potenziamento del diritto allo studio in grado di realizzare
pienamente il mandato costituzionale, per rimuovere le barriere economiche,
sociali e territoriali che si frappongono all’accesso agli studi.
La gratuità della formazione universitaria costituisce una
concreta occasione per restituire il sistema a una logica solidale: i redditi
alti, correttamente individuati, devono essere chiamati a contribuire,
attraverso la fiscalità generale e una rimodulazione, in base al reddito, della
tassa regionale per il diritto allo studio. È credibile e sostenibile
raggiungere livelli di esenzione pari agli esempi europei più virtuosi.
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